Comune di Muzzano - Cultura

sabato 20 aprile 2024    
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Cultura

Sindaco Dr. Roberto Favario

STORIA

PanoramaAlla colma del Mombarone nasce il torrente Janca. Alla sua confluenza con l’Elvo sorgeva un rudere (oggi non più) chiamato mulino dei Saraceni, mentre alcune cavità lungo le sponde dell’alto Elvo erano note come il forno dei Saraceni, e anche una roggia che costeggiava per un buon tratto la strada verso Bagneri (oggi incanalata e interrata). La presenza in questi luoghi dei Saraceni sarebbe poco attendibile, anche se è certo che percorsero la via Franchigena. Le origine storiche di Muzzano inizierebbero con le guerre tra i romani contro le tribù dei Salassi (stanziati da Aosta ad Ivrea) e dei Vittimuli celto-liguri, insediatesi nella Bessa per estrarre l’oro. Infatti secondo alcuni studiosi il termine Muzzano deriverebbe da mutt, termine celto-ligure che significa tondeggiante. Per altri deriverebbe invece, dopo l’occupazione romana, da un nome gentilizio romano, mucius, da cui Mucianum, Mutianum, Muxano, Mussano,ed infine Muzzano.
Sorto in una zona montuosa e povera, il piccolo villaggio di Muzzano compare nei documenti d’archivio dalla fine del X secolo in poi. Le sue terre in segno di riconoscimento da parte dei vescovi di Vercelli o dal casato dei Savoia passarono nell’arco dei secoli di casato in casato, basti ricordare gli Avogadro, i Dal Pozzo, i Gromo e gli Arborio. Tra i molti passaggi da una famiglia signorile ad un all’altra, attraverso i quali spesso ci si annoia o ci si perde, affiorano però i nomi della grande storia, quella dei libri studiati sui banchi di scuola. Veniamo così a scoprire che le prime notizie del paese risalgono ad un documento medievale come terra donata dall’Imperatore Ottone I, il 30 dicembre 962, con altre terre contigue, ad Aimone Conte di Vercelli (data da alcuni posticipata). Ed ancora un imperatore, Ottone III, lo riconfermò a Manfredo di Cavaglià, figlio di Aimone, nel 988. L’esistenza di Mucianum viene poi testimoniata da una bolla di Urbano II nel 1186. Nel 1200 passò agli Avogadro e nel 1404 ai Savoia e divenne comune nel 1430. Nel 1616 il Conte Ludovico Gromo di Ternengo con un esercito di 2000 biellesi riuscì a scacciare gli spagnoli da Crevacuore e da Masserano, così il Duca di Savoia Carlo Emaniele I per premiarlo gli assegnò il titolo di conte di Muzzano, e ancora oggi una lastra sulla facciata del municipio ricorda l’accaduto.
Alla storia dei passaggi dei terreni per motivazioni dinastiche e belliche và poi aggiunta la storia dei molti margari, allevatori, boscaioli, muratori, mastri da muro che da sempre faticarono nei prati e nei boschi di Muzzano, e che fin dall’età moderna, soprattutto gli addetti alle attività edili, iniziarono a recuperare il necessario al oro sostentamento in pianura e oltralpe. I loro spostamenti perdurarono al mutare dei confini nazionali, così molti Anselmetti, Clerico, Gastaldetto, Cravario, da Muzzano si recarono nei cantieri della capitale sabauda, nel Dipartimento del Sesia in epoca Napoleonica, in Francia e Svizzera a cavallo di ‘800 e ‘900 e chi come i Dejeronimis preferì raggiunger il nuovo continente. Dopo la Prima Guerra Mondiale in molti iniziarono ad abbandonare le vie dell’emigrazione per trovare impiego nei reparti delle tante manifattura tessili biellesi.

Tra i suoi personaggi illustri ricordiamo: il notaio Jacopo da Mutiano, che nel 1160 sancì il documento per la costruzione di Biella Piazzo. Paolo da Mutiano che ebbe l’incarico di confermare su documenti i denari chiesti in prestanza al comune di Biella per il pagamento delle spese sostenute dai novaresi nella crociata contro Frà Dolcino. L’ingegnere militare Antonio Bertola (Muzzano 1647 – 1719) che lavorò per la realizzazione di forti e opere difensive durante l’assedio a Torino del 1706, e nei lavori di ripristino del forte a Exilles per arrestare le avanzate francesi. Fu il primo architetto civile a Torino dove lavorò in alcune chiese: l’altare e l’urna nella cappella della Sindone e della Chiesa del Crocefisso.
Raffaele Calliano che nel 1804 avendo presentato al Viceré d’Italia un disegno a matita rappresentante la battaglia di Marengo ottenne un aiuto per recarsi a Roma per perfezionare gli studi. L’anno successivo vinse il primo premio dell’Accademia di San Luca nell’annuale concorso di pittura. Il suo cartone, L’Adultera, si conserva tutt’ora nelle sale dell’Accademia di Roma. Chiamato in seguito da Gioachino Murat, Re di Napoli, nel 1815 terminò di dipingere il salone del trono (Trionfo d’Achille sul corpo di Ettore) nel palazzo reale a Caserta. Entrato a corte si trasferì a Madrid dove morì.
Celestino Gastaldetti, Titolare della cattedra di storia del diritto a Torino nel  1815 e parlamentare subalpino. Partecipò alla revisione del Codice Civile Albertino e alla Compilazione del Codice del Commercio.

 
 
 
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